domenica 17 luglio 2016

Kuffner al Palü

Oramai i Regaz viaggiano verso obiettivi megatronici, dei quali Yosemite è solo l’inizio. 
Quindi a scrivere il report della Kuffner rimango solo io, che la considero già una salita degna di nota e ricordi.

Inutile fare un’altra relazione, in rete ce n’è moltissime, in più la via è super intuitiva e molto dipende dalle condizioni. Solo un paio di dritte per i naviganti:
-        Per arrivare all’attacco conviene seguire la traccia che aggira dal basso i crepacci all’altezza del costone iniziale della cresta, invece che passare dall’alto, come abbiamo fatto noi (vedi foto).
-         Il gendarme non l’abbiamo aggirato: la presenza di un chiodo su cui abbiamo fatto sosta appena sotto il tratto duro e di vari chiodi appena dopo, rendono il passaggio di IV facilmente azzerabile (c’è chi trova la libera nel giro di un paio di secondi, e chi invece ha bisogno delle dritte dei Solaro-boyz in sosta appena sotto).
-          Tutte le relazioni dicono che passato il gendarme le difficoltà sono finite. In realtà, complice la stanchezza, anche dopo il gendarme abbiamo trovato un altro paio di passetti atletici a sorpresa.
-          Condizioni generali: pulito il tratto di roccia dall’attacco fino al gendarme (no ramponi), dopo il gendarme neve e ghiaccio aumentano (ramponi), la cresta sommitale era dura ma tracciata quel che basta.

Dormire in tenda ci permette di risparmiare somme improbabili, ma soprattutto di godere della vista sui Palü e della compagnia dei Solaro-boyz, nel massimo della loro forma. Per la seconda volta scalo in parallelo ad Albi, e ancora una volta Filo ci diletta durante la salita, (picozze volanti e cacche rocambolesche).


Bel battesimo per il mio braccio appena guarito!



P.S. Nel frattempo gente famosa firmava la prima femminile in libera in giornata della via "Attraverso il pesce" in Marmolada, #wonnabelamingolla



(Le altre foto le metterà Filo appena troverà il primo wifi. Conoscendolo, probabilmente riuscirà a connettersi già domani pomeriggio dal bivacco Radaelli in cima al Badile)

Una foto ricordo dei miei tre accompagnatori:
Val d'Otro, suppergiù 2007


domenica 5 giugno 2016

Nord del Gran Paradiso, con gli sci.

Regaz presenti: Gigi, Franco


Questa primavera-inverno particolarmente povera di neve è il terreno ideale per un inguaribile romantico quale si conferma il buon vecchio Gigi.
Nei momenti di più tragico sconforto politecnico il ragazzo è solito lanciarsi contro i suoi peculiari mulini a vento. 
Nello specifico 1) gite che prevedano un portage di almeno un terzo del dislivello 2) in cui la sveglia sia puntata prima delle 3) dove la neve faccia schifo 4) e il meteo ancora peggio.

Ma veniamo ai fatti.
Dopo una veloce puntata a Riccione nella giornata di sabato, si parte alla volta della Valsavarenche. Raggiuntala poco prima del buio, ci attrezziamo per passare la notte nel grand Hotel Fiat Punto.

Caricati gli sci sullo zaino, riempite le borracce, agguantate le frontali risaliamo il sentiero a gradoni in direzione dello Chabod: a 2500 comincia la neve, qualche metti e togli di sci, tutto fila liscio fino alla terminale. 
Una coppia moolto veloce nel frattempo ci ha raggiunto, partiti qualche ora dopo di noi: Nicola Bassi e Marta Poretti, mica gli ultimi arrivati...
Fin qui, ce la sentivamo quasi in tasca.
I due ultra atleti ci superano e cominciano a salire la Nord Classica (Via Bertolone). Noi scegliamo una linea più a destra, di solito più sciabile. Procediamo quasi paralleli quindi, e i due ci fanno delle bellissime foto.

Ma avendo rimesso gli sci sullo zaino, ci rendiamo conto che siamo davvero stanchi. I 2000 metri di dislivello cominciano a farsi sentire. In più ha iniziato a nevicare. Ogni passo è una fatica improba, il cuore batte nelle tempie e il fiato fa quello che vuole...
Se non altro le condizioni della neve sono ottime e ci permettono di salire slegati.

Sempre più storditi per il sonno e la stanchezza a circa tre quarti della parete cominciamo però a sentire ghiaccio vivo con la punta delle picche e dei ramponi.
"Male male..", pensa Gidi.
"Male male" pensa Franco.

Insomma, piantiamo ciascuno una bella vite e ci fermiamo per decidere il da farsi.

Come a volerci aiutare nella decisione la nevicata aumenta decisamente di intensità. In 10 minuti di pausa siamo ricoperti.
Ci guardiamo ed è immediata la decisione di scendere. Cerchiamo di scavare una piazzola per poter calzare gli sci senza troppi patemi, cosa non facile perché siamo su un pendio che sfiora i 50 gradi. In più l'attacchino di Gigi decide di non collaborare e lo dobbiamo attendere per un buon quarto d'ora prima che ritorni a più miti consigli.

Ma alla fine tutto bene, riusciamo a sciare anche i tre quarti di parete che abbiamo salito (con curve "a salto") purtroppo nella nebbia, senza vedere nulla. L'altra "cordata" (anche loro, come noi, sono saliti slegati) è ormai scomparsa alla vista. Sapremo poi da facebook che hanno terminato senza troppi problemi la salita e la conseguente discesa.

Il resto della discesa è sopravvivenza...o come si dice ski sauvage.


Selfy alla terminale. Franco orgoglioso per la frontale nuova.
Poco dopo la terminale


L'ultima foto prima della neve

lunedì 1 febbraio 2016

Cascata di Gender (Val d'Otro)

Sfruttando l'ospitalità di Alberto in valle per festeggiare il suo compleanno, cogliamo l'occasione per andare a provare questa bellissima cascata; d'altra parte di sci alpinismo non se ne può neanche parlare viste i prati fuori. Sabato di buon mattino con le prime luci lasciamo la frazione di Dorf e passando per Weng in più o meno 45 minuti siamo all'attacco della cascata.
La temperatura non è bassissima e questo fa si che il ghiaccio sia abbastanza morbido, ma di contro c'è un po' di acqua che scorre sia sotto che sopra la cascata..
Meno formata rispetto ad aspettative e foto decidiamo comunque di darle una possibilità.
Dopo un timido tentativo, non convinti delle condizioni, ci caliamo per valutare bene come muoverci. Intanto veniamo raggiunti alla base da una cordata che decidiamo di lasciare andare avanti per avere un altro parere sulle condizioni e nel caso riprovare con rinnovato spirito. Così dopo aver avuto conferma che le condizioni sono buone ci accodiamo e Franco risolve bene il primo tiro chiave di IV+. Per me è la prima esperienza e l'inizio è subito verticale ma tranquillo e divertente grazie anche alla corda dall'alto. Le soste sono tutte attrezzate a spit sulla sinistra della cascata, elemento questo di grande comodità visto che il nostro set contava soltanto 7 viti più 1 gentilmente prestataci dalla cordata avanti.. Dopo un tiro di raccordo ci sono altri 3 tiri molto belli e di giusta difficoltà e impegno che permettono di divertirsi senza mai eccessivi pensieri. Attraverso una stretta uscita si esce dalle difficoltà da dove si può godere della cima della cascata e di tutta la bellezza dell'ambiente. La bellissima val d'Otro viene arricchita da uno sfondo di eccezione quale la punta Parrot e la punta Gnifetti con la sua Capanna Margherita.. I tiri son tutti da 50 metri, quindi anche con le comode calate bisogna fare tutti i tiri senza possibilità di saltare soste.
Nel complesso bella cascata, ambiente e compagnia, arricchita quest'ultima dalla grande festa la sera a casa di Alberto a cui facciamo ancora gli auguri e ringraziamo per l'ospitalità, nella speranza che la prossima volta non debba occuparsi degli onori di casa e possa degnarci della sua classe su ghiaccio.
Un pensiero anche a GiDi che, nonostante la sua passione (da noi mai presa in considerazione) per le cascate, ha dovuto rinunciare causa insoliti impegni di studio.
Nella speranza che venga magari anche un  po' di neve si cercano già nuovi progetti, la vicina Saccobodu, anche se più corta, non sembra niente male.

Gianni



Franco sul primo tiro.



L'altra cordata in azione.





Terzo tiro, più in alto l'altra cordata sul quarto.



Gianni in uscita dal terzo tiro.



Quarto tiro.



Visibilmente soddisfatti e coperti in cima.