domenica 28 giugno 2015

Osio-Canali

Partiamo da S. Martino alle 12:15, ed è subito gran caldo e sudorazione abbondante, per dare un senso al Polase nello zaino.
Siamo al bivacco alle 17.
Sembra sia in arrivo un temporale estivo, ma alla fine è tutta scena, non scende una goccia, per gioia nostra e di un gregge di pecore che gironzola intorno al bivacco Manzi.

La Meridiana

Punta Chiara



Picco Luigi Amedeo

First, let me take a selfie.


Il bivacco è deserto, dormiamo alla grande, finalmente, e alle 4.30 siamo in piedi.
Un’ora abbondante per raggiungere il passo del Cameraccio, da dove attacca la via. Pochi metri sopra il bivacco inizia la neve, che però non è dura. Arrivati al passo perdiamo un po’ di tempo salendo sul nevaio, che era facilmente evitabile tenendosi sulla sinistra (salendo), dato che ci sono le catene.
Pure ad attaccare andiamo un po’ a rilento: imprevisti attacchi di sciolta mattutina ci obbligano a sacrificare un foglio della relazione, in assenza di carta igienica o simili.





Attacchiamo alle 6.45 e siam subito fuori via. La relazione parla di una fessura a esse, che effettivamente c’è, ma noi ci teniamo troppo a destra(la fessura si separa in due fessure a Y, rimanere su quella di sx, mentre noi abbiamo preso quella di dx). Tiro di 60 metri. Capiamo che siamo fuori via, anche se la presenza di un chiodo ci confonde. Continuiamo verso l’alto, con un altro tiro di 60 metri: a questo punto siamo chiaramente fuori via. La relazione dà III, ma le difficoltà sono maggiori, di nuovo, una fettuccia incastrata ci fa pensare che non siamo i primi ad esser finiti sul sesto grado con licheni.
Facciamo sosta su uno dei cordoni di calata, e con un traverso improbabile in placca con microappigli verso sx ci riportiamo in via.
Segue il diedrone che è il sesto tiro di cui parla la relazione

Sua maestà il Disgrazia.

Diedro del sesto tiro

Il tiro di artificiale.

…e arriva il tiro chiave di artif, che per fortuna si sale bene. Ancora un paio di lunghezze alternandosi sui vari lati dello spigolo, e tre tiri a gradoni per arrivare sotto la cuspide finale.
Arriviamo alle 12.30 alla spalla e decidiamo che è ora di calarci, abbiamo fatto circa 13 tiri e ci aspettano 7 dolorosissime doppie, pezzi a piedi e altre varie smanacciate.



La vista sul Disgrazia, rimane impagabile.

Magnum vs LeTigre

1°doppia: a destra (salendo) dello spigolo superiore nella foto, spuntone, 50 m.
2°doppia: subito sotto la prima,  due chiodi e cordini, 30 m.
A questo punto camminare lungo una cengia con ometti, verso destra (faccia a valle). Brutti passaggi esposti.
3° doppia: 2 chiodi, abbiamo lasciato dentro un cordino e una maglia rapida. 25 m
Ora bisogna attrezzare una sosta, e fare un mini-tiro,  risalendo su placche sempre verso destra (faccia a valle), fino a uno spuntone su cui è attrezzata la sosta seguente.
4° doppia, ci si cala in un canale, in realtà forse la doppia era evitabile, ma la stanchezza e ci ha fatto optare per la doppia.
Seguire ometti e camminare su cengia sempre verso destra (possibile farlo direttamente dalla doppia), fino ad un lamone  con cordini.
5° doppia: calarsi fino a un ancoraggio con cordoni, 50 m
6° doppia: calarsi fino alla sosta n. 2 della via (che noi salendo non avevamo beccato), 30 m.
7° doppia: ci si cala fino all’attacco ( a seconda dell’innevamento, calata più o meno lunga), sosta su tre chiodi

Alla ricerca delle doppie.

Alta Val Torrone.

Autoscatto aka selfie senza bastone per i selfie

Osio Canali

In tutto le doppie ci hanno preso 3 ore.
Per condire la giornata, rimangono solo 2000 metri di discesa e tutta la val di Mello a piedi!
E una pizza dall'egiziano di Morbegno... ma questa è un altra storia.