venerdì 2 ottobre 2015

THE NOSE, EL CAPITAN.

In molti la conoscono, tutti gli arrampicatori la sognano, circa 300/400 cordate all'anno la provano e il 50% falliscono, noi no. Gli apritori ci hanno impiegato poco meno di 2 anni, il record è poco più di 2 ore, noi 3 giorni. El Capitan è assalito ogni giorno da tutti i versanti e passando sotto si possono vedere le fatiche di coloro che tentano di sfidarlo da ogni parte con ogni stile. Di notte si riempe di lucine frontali che cosi alte e lontane si uniscono alle stelle del cielo facendo sognare i passanti che alzando lo sguardo sperano un giorno di essere una di quelle luci... e questa volta è toccato a noi. Simbolo della valle e dell'arrampicata mondiale "il capitano" ha pochissimi punti deboli, ma uno di quelli lo ha proprio nel mezzo, dove un'incredibile linea di fessure e camini porta dal punto più basso della parete a quello più alto, mille metri sopra. Verticale all'inizio e strapiombante gli ultimi tiri, l'esposizione e il vuoto diventano compagni fedelissimi di viaggio.. sì perché si tratta più di un viaggio che di un'arrampicata in senso stretto.. 3 giorni senza tempo, al ritmo dei tiri, in cui si vivono a stretto contatto con in propri compagni i momenti di gioia ed esaltazione alla fine di un passaggio difficile e i momenti difficili quando la stanchezza prova a mettere un po' di malumore nel team cercando di scardinare la serenità. La salita e la fatica mettono a dura prova i rapporti e un grosso impegno da parte di tutti è necessario per non mandarsi a quel paese quando qualche cosa comincia ad andare storto, tipicamente il saccone che si incastra... sì perché c'è lui, il saccone, 40/50 kg di cui 30 solo di acqua per non subire eccessivamente il caldo californiano.. In linea con la filosofia indigena scala solo il primo proteggendosi su una delle 2 corde e portandosi dietro l'altra per il recupero del saccone.. l'impegno in ogni tiro è totale. Fondamentale il lavoro di risalita delle corde del secondo che recupera le protezioni usate dal primo, e del terzo il quale, risalita la corda del saccone, deve recuperare il "pig"... e li son una settantina di squats a tiro. "Fortuna audaces iuvat" predicavano i latini. E noi di fortuna un po' ne abbiamo avuta. La meteo è stata contro previsione molto più fresca, rendendo la salita meno sudata e facendoci risparmiare molta acqua, bene prezioso. Date anche le previsioni non ideali per "El Cap" abbiamo trovato la via completamente libera riuscendo a godere delle rare cenge senza doverle condividere con altre cordate.. Già cosi erano piuttosto strette e sufficientemente impregnate dell'odore di pipì dei precedenti team, ma anche questo fa parte del gioco.. Mentre la prima ci ha permesso di star comodi e sdraiati, la seconda notte eravamo divisi su due "ledges", entrambe di piccole dimensioni, appena sufficienti per star sdraiati incastrati in qualche modo.. In questa situazione precaria Gidi ha avuto la brillante idea di mangiare una frittata oramai andata a male e di passare la notte a vomitare ed espellere altri liquidi in posizioni non troppo ortodosse.. Fortunatamente era affiancato sulla cengia da Napoli (Andre Nespo) che si è preso cura di lui come una fedele infermiera.. Ad un certo punto si è messo anche a piovere ma al momento risultava un problema minore che poi è fortunatamente passato. La condivisione degli spazi risulta forzosamente simpatica e anche i più elementari bisogni richiedono un coordinamento di tutti e tre che hanno il piacere di godere degli odori degli altri due.. Meglio coordinare il momento colazione con il momento bagno o il momento letto.. solo Gidi ha voluto andare contro corrente. L'esperienza è totalizzante e non facile da racchiudere in poche parole, un'unione di arrampicata, fatiche, risate e grandissima soddisfazione quando si può finalmente togliere l'imbrago e tornare bruscamente dal mondo del verticale a quello dell'orizzontale.. Gli aneddoti sono stati tanti ma più belli e meritevoli di essere condivisi davanti ad una birra che al computer. Sicuramente la ricorderemo per sempre e continueremo a guardare "El Capitan" con ammirazione e riverenza ricordando l'ascesa che è stata e dicendo con gioia... Io c'ero.
Addio "capitano" o forse arrivederci...


G&G



Materiale pronto per il "pig"


Soddisfatti alla lussuosa "ledge" della prima notte: el cap tower


Sua maestà "el cap" 


American style sulle "stoveleg cracks"


Nel dubbio...incastra tutto.


Visibilmente soddisfatti, pronti per la "Texas flake"


Si tende a star belli contro la parete...buonanotte.


Tramonto da "camp v".


Di vuoto ce n'è per tutti, anche per il saccone.


The Team.


"in discesa vanno anche i sassi", anche se il saccone pesa.

2 commenti:

  1. Quanta roba. Vi aspettiamo per foto e racconti con ben più di una birretta!
    Già lo so che ci sarà da ridere.
    Nic

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