domenica 5 giugno 2016

Nord del Gran Paradiso, con gli sci.

Regaz presenti: Gigi, Franco


Questa primavera-inverno particolarmente povera di neve è il terreno ideale per un inguaribile romantico quale si conferma il buon vecchio Gigi.
Nei momenti di più tragico sconforto politecnico il ragazzo è solito lanciarsi contro i suoi peculiari mulini a vento. 
Nello specifico 1) gite che prevedano un portage di almeno un terzo del dislivello 2) in cui la sveglia sia puntata prima delle 3) dove la neve faccia schifo 4) e il meteo ancora peggio.

Ma veniamo ai fatti.
Dopo una veloce puntata a Riccione nella giornata di sabato, si parte alla volta della Valsavarenche. Raggiuntala poco prima del buio, ci attrezziamo per passare la notte nel grand Hotel Fiat Punto.

Caricati gli sci sullo zaino, riempite le borracce, agguantate le frontali risaliamo il sentiero a gradoni in direzione dello Chabod: a 2500 comincia la neve, qualche metti e togli di sci, tutto fila liscio fino alla terminale. 
Una coppia moolto veloce nel frattempo ci ha raggiunto, partiti qualche ora dopo di noi: Nicola Bassi e Marta Poretti, mica gli ultimi arrivati...
Fin qui, ce la sentivamo quasi in tasca.
I due ultra atleti ci superano e cominciano a salire la Nord Classica (Via Bertolone). Noi scegliamo una linea più a destra, di solito più sciabile. Procediamo quasi paralleli quindi, e i due ci fanno delle bellissime foto.

Ma avendo rimesso gli sci sullo zaino, ci rendiamo conto che siamo davvero stanchi. I 2000 metri di dislivello cominciano a farsi sentire. In più ha iniziato a nevicare. Ogni passo è una fatica improba, il cuore batte nelle tempie e il fiato fa quello che vuole...
Se non altro le condizioni della neve sono ottime e ci permettono di salire slegati.

Sempre più storditi per il sonno e la stanchezza a circa tre quarti della parete cominciamo però a sentire ghiaccio vivo con la punta delle picche e dei ramponi.
"Male male..", pensa Gidi.
"Male male" pensa Franco.

Insomma, piantiamo ciascuno una bella vite e ci fermiamo per decidere il da farsi.

Come a volerci aiutare nella decisione la nevicata aumenta decisamente di intensità. In 10 minuti di pausa siamo ricoperti.
Ci guardiamo ed è immediata la decisione di scendere. Cerchiamo di scavare una piazzola per poter calzare gli sci senza troppi patemi, cosa non facile perché siamo su un pendio che sfiora i 50 gradi. In più l'attacchino di Gigi decide di non collaborare e lo dobbiamo attendere per un buon quarto d'ora prima che ritorni a più miti consigli.

Ma alla fine tutto bene, riusciamo a sciare anche i tre quarti di parete che abbiamo salito (con curve "a salto") purtroppo nella nebbia, senza vedere nulla. L'altra "cordata" (anche loro, come noi, sono saliti slegati) è ormai scomparsa alla vista. Sapremo poi da facebook che hanno terminato senza troppi problemi la salita e la conseguente discesa.

Il resto della discesa è sopravvivenza...o come si dice ski sauvage.


Selfy alla terminale. Franco orgoglioso per la frontale nuova.
Poco dopo la terminale


L'ultima foto prima della neve