Attacchiamo la Vaccari, con l'idea di passare poi alla Calcagni. Nei pressi dell'attacco la vegetazione abbondante rende poco agevole il tutto, ma si sopravvive.
La giornata spettacolare, il cielo terso e il vento ci portano a vagare col pensiero.
Pensiamo soprattutto agli amici della Transap.
Ma anche ad una parte dei Regaz, dispersa da qualche parte, tra Yosemite e Indian Creek.
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Dei regaz in trasferta americana. |
La via è logica: tutto il contrario di alcune vie moderne incontrate quest'estate al Furka, a volte poco più di una serie di spit che va verso l'alto.
Passaggi sempre estetici, cordoni nelle clessidre, solo pochi fittoni a rimpiazzare i chiodi ormai obsoleti. Questi, a forza di essere martellati da generazioni di alpinisti, sembrano masticati da qualche essere mostrouso.
Sono il segno di quando era l'uomo a doversi adeguare alle pieghe della roccia, alla ricerca ansiosa di clessidre, buchi e fessure dove proteggersi, e non il viceversa, non la roccia a inchinarsi sotto ad un trapano.
E che dire, tutto questo ha un sapore bellissimo, a ricordarci che un po' di lealtà non guasta mai. Che l'onestà è faticosa, ma porta ad indicibili soddisfazioni.
Il lunedì mattina, dopo Finale, abbiamo ancora un po' di sole negli occhi.
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Per concludere, bagno in mare, spiaggia e giro a Finalborgo. |